sabato 31 gennaio 2009

Caro petrolio,



Gran parte dei suoi primati mondiali l'Azerbaijan se li guadagnò in modo poco gratificante, prima di tutto col petrolio, anzi, con la nafta , che si estraeva da terra già sotto il dominio persiano, (a tal punto che si ipotizza un'origine persiana della parola greca, ma potrebbe derivare dal dio hindu o zoroastriano, Apam Napat, una delle manifestazioni di Agni). Il primo pozzo di petrolio moderno fu costruito a Baku nel 1848 e la prima raffineria nel 1859, e dopo la nazionalizzazione dell'industria petrolifera nel 1872 (Baku era sotto dominio russo), ci fu una crescita economica che favorì l'arrivo in città di imprenditori occidentali, portatori a loro volta capitali e cosmopoliticizzazione, facendo velocemente di Baku un focolaio di agitazione operaia, ove Stalin fece i suoi primi passi come agitatore bolscevico. Non persero tempo i fratelli Nobel, impiantati dal 1873, rimanendo a lungo tra i maggiori investitori, a fianco di altri grandi della finanza mondiale, come la banca Rotschild. All'inizio del XX° secolo al solo Azerbaijan si doveva più della metà della produzione mondiale di petrolio.




Il disincanto arrivò con le conseguenze del 1917 e della prima guerra mondiale, dopo che l'Azerbaijan ebbe assaporato i suoi primi attimi di indipendenza da Mosca, prima sotto la forma di Repubblica Transcaucasica, che non durò più di cinque settimane, poi in quanto prima repubblica musulmana secolare. Nel 1918 massacri etnici seguirono a dissensi sulla conduzione del paese, tra azeri sovietici, armeni e cosacchi filozaristi presenti al governo. La capitale fu presa dalle truppe turche e consegnata ad una forza di pace inglese; tra il 1920 e 1921, il paese venne poi conquistato dall'armata rossa e incorporato all'unione sovietica, con la relativa nazionalizzazione di tutta l'industria petrolifera.



Sotto il comunismo, l'estrazione del petrolio fu massimizzata, senza un adeguato investimento tecnologico e senza eccessivi riguardi per l'ambiente. Il risultato è una catastrofe ecologica, ampliata dalle stesse pratiche (lo smaltimento selvaggio dei rifiuti) attuate anche in altri settori dell'industria sovietica, specialmente quello chimico, molto presente in Azerbaijan. Oggi è uno dei paesi più inquinati al mondo, come attesta il triste stato della penisola Abseron, ormai ridotta ad un sapiente intreccio di tubature che porta a Baku, un lembo di terra che si sporge sul mar Caspio, mare chiuso usato per raccogliere scorrerie provenienti da un paese la cui politica giustificava così la propria esistenza in queste regioni periferiche dell'impero.




1 commento:

  1. Si fa presto a dir maele dei sovietici, ma non sono forse i civilissimi USA a non aver firmato il protocollo di Kyoto?! Inoltre la russia è industrializzata da meno di un secolo, pretendere che si curi dei pericoli derivanti dall'uso irresponsabile della tecnologia è come pretendere da un popolo che ha appena inventato la caffettiera che vada sulla luna.

    RispondiElimina